mercoledì 29 aprile 2009

Per tutti quelli cresciuti negli anni '90

Noi... che ci divertivamo giocando a strega comanda color... a palla avvelenata e a 1,2,3, stella

Noi... che avevamo i pattini con 4 ruote, non in fila, e che si allungavano quando il piede cresceva.

noi... che facevamo a gara a chi masticava più big babol contemporaneamente e a chi faceva la bolla più grossa

Noi.... che giocavamo a "Indovina chi?" anche se conoscevamo tutti i personaggi a memoria

noi...che in Tv guardavamo solo i cartoni animati... e che erano ancora bellini

Noi...che abbiamo raccontato 1000 volte la barzelletta del fantasma formaggino

Noi...che collezionavamo le schede telefoniche

Noi...che il nostro cartone preferito era Sailor moon

Noi...che alle elementari facevamo i balletti delle Spice Girls

Noi che giocavamo con cristall ball

Noi...che nelle foto di scuola facevamo sempre le corna ed eravamo sorridenti

Noi...che il bagno si poteva fare solo dopo tre ore

Noi... che compravamo le superga nei cestoni e non costavano ancora nulla


Se voi avete altri ricordi di questi fantastici anni aggiungeteli!!!



Copyright

Volevo condividere con voi la mia passione per i cartoni della disney e avevo trovato uno splendido video su you tube, purtroppo, però, senza audio!

Come sottofondo c'era la canzone dal titolo " kiss me", che però è stata tolta per motivi di copyright.

Ma basta, che senso ha? Tanto si sa, basta andare su emule e scaricarla!

E' inutile rimanere radicati a delle leggi, che sono state approvate, per la prima volta, nel XVI secolo ( dalla monarchia inglese!) Ormai i tempi sono cambiati, le tecnologie si sono evolute e non vedo perchè la legge non possa essere svecchiata.

Addirittura il Parlamento Europeo si è espresso a favore dello stiracchiamento della durata del diritto d'autore. A farlo desistere non sono bastate le reazioni di consumatori che premevano per un più equo equilibrio nella retribuzione e nell'incentivazione della creatività; sono rimasti ignorati anche gli studi di esperti in materia secondo cui l'estensione della durata del diritto d'autore finirebbe per ricompensare le sole etichette e i soli mostri sacri, inaridendo nel contempo il patrimonio del pubblico dominio.

Si sa, infatti, che le persone che ci guadagnano da tutto questo, sono i titolari delle case discografiche; questo in un certo senso accadeva già nel XVII secolo:

Temendo una liberalizzazione della stampa e la concorrenza da parte di stampatori indipendenti ed autori, gli editori seppero farsi valere in Parlamento. Basandosi sull'assunto che gli autori non disponessero dei mezzi per distribuire e stampare le proprie opere (attività all'epoca assai costosa e quindi riservata a pochi), mantennero tutti i privilegi acquisiti in passato con un'astuzia: attribuire ai veri autori diritti di proprietà sulle opere prodotte, ma con la clausola che questa proprietà potesse essere trasferita ad altri (loro) tramite contratto.

Di lì in poi gli editori non avrebbero più generato profitto dalla censura sulle opere, ma semplicemente dal trasferimento dei diritti firmato (più o meno volontariamente) dagli autori, trasferimento in ogni caso necessario per la altrimenti troppo costosa pubblicazione delle opere.

Ma visto che, al giorno d' oggi, la tecnologia rende tutto semplicissimo, perchè, per una volta, non potrebbero essere i consumatori a trarre dei vantaggi???

Io, intanto, grazie alle innumerevoli risorse di internet, ho trovato un altro video, forse anche più bellino!


venerdì 24 aprile 2009

CUCINA MOLECOLARE: GELATO ALL' AZOTO LIQUIDO

Qualche giorno fa, guardando uno dei miei programmi preferiti, "Striscia la notizia", ho scoperto che cos' è la cucina molecolare.

Per chi non fosse a conoscenza dell' argomento, si tratta di un insieme di ricette, in continua crescita, basate su nuove tecniche. Quest' ultime derivano dall'applicazione alla cucina di conoscenze scientifiche, in linea di principio anche estranee al mondo del cibo (fonte: "Il gelato estemporaneo e altre invenzioni gastronomiche", ed. Sperling e Kupfer).

L' argomento, ovviamente, mi ha incuriosito e navigando su internet, ho trovato una serie di ricette, come gli Gnocchi molecolari e il rombo assoluto , ma quella che mi ha colpito di più è stata il gelato all' azoto liquido.

In genere la preparazione del gelato richiede dei macchinari molto sofisticati, e una ben precisa dose dei vari ingredienti, a tal punto che anche un piccolo errore può essere fatale.
Preparare il gelato con l'azoto liquido è invece, estremamente semplice.

Se per esempio, vogliamo del gelato all' arancia, basta versare in una scodella un po' di succo ( a seconda della quantità di gelato che vogliamo ottenere) e poi versare, sempre nella stessa scodella, un po' di azoto liquido, a seconda della consistenza che si vuol dare al gelato
Questa procedura offre notevoli vantaggi:

1) E' velocissima, pensate che uno chef ha prodotto un Kg di gelato in 13 secondi.

2)E' facile ,perchè non dobbiamo usare macchinari complicati

3) Ecnomico, perchè l'azoto liquido costa 1 euro al litro

4) Il gelato viene particolarmente cremoso. L'azoto liquido, infatti, si trova ad una temperatura di -196°, di consegunza, comporta il congelamento istantaneo del succo, in questo caso, con la conseguente formazione di piccolissimi cristalli di ghiaccio!

Insomma questa cucina molecolare sembrerebbe assolutamente conveniente e rivoluzionaria, poichè accosta le conoscenze chimiche alla cucina.

C'è un però: secondo il servizio trasmesso da"Striscia la notizia" alcuni chef ( imbroglioni senza ritegno ) utilizzerebbero tantissimi additivi chimici, per far apparire le loro portate più gustose o , addirittura per risparmiare sugli ingredienti ( poichè gli additivi chimici porterebbero anche ad un aumento di volume delle portate).

Questi additivi, se usati in modo scorretto o eccessivo, possono esser dannosi per tutti noi.
Quindi il mio consiglio è di stare al passo con la tecnologia e la scienza, ma non rischiare di mangiare qualcosa di completamente innaturale e chimico, dimenticandoci della buona cucina genuina.










venerdì 17 aprile 2009

Per quelli che credono ancora ad Adamo ed Eva...

Quella che ci raccontano gli scienziati del Broad Institute (una unità del Massachusetts Institute of Technology e di Harvard) è una storia di sesso avvenuta nella notte dei tempi.Sesso animalista.
In breve, la favola è questa.
Fino ad ieri, era ferrea certezza evoluzionista che uomo e scimpanzé si siano differenziati da uno sconosciuto «antenato comune» sui 6,3 milioni di anni fa.
Ora, contrordine e nuova teoria - e nuova ferrea certezza: scimmie e umani si sarebbero separati in epoche più recenti dal comune progenitore, diciamo un milione di anni dopo, ma non è ancora tutto.
Dopo aver vissuto come specie separate per 1,2 milioni di anni, «certi membri dei due gruppi sembrano essersi congiunti di nuovo».Congiunti carnalmente, generando figliolanza ibrida; sicchè l’uomo moderno non sarebbe il nipote dell’antenato comune (introvabile) di 6,3 milioni di anni fa, ma il frutto semi-incestuoso di questa notte d’amore forse breve (300 mila anni insieme? Forse più?) di un milione e mezzo d’anni più tardi.
L’uomo attuale insomma sarebbe un ibrido di ominidi e scimmie.
A sostegno di tutto questo, Nick Patterson del MIT e colleghi hanno confrontato i geni dello scimpanzè e dell’uomo e hanno trovato (testuale) che «uno dei cromosomi era di 1,2 milioni di anni più giovane degli altri».Per la precisione, il cruciale cromosoma sessuale femminile X.
Dunque l’ulteriore supposizione: «le due specie hanno condiviso un comune antenato ,che ha passato ad entrambe loro i loro attuali cromosomi X, e lo ha fatto in tempi molto più recenti dell’antenato che ha dato loro tutti gli altri cromosomi».
Come dubitare di questa certezza, di questa prova così scientifica? C’è un piccolo fastidioso particolare: il frutto delle congiunzioni tra cavallo ed asina o viceversa, il mulo o il bardotto, effettivamente è vitale, ma è sterile, non riesce ad avere a sua volta prole. Ciò accade a tutti gli ibridi che conosciamo.
Per questo motivo, il frutto di quella notte di passione che unì proto-scimmia con un già quasi-umano, dev’essere stato per forza un ibrido, ossia sterile.
Come siamo potuto discendere da un antenato sterile?

La «scienza», signori, ha la risposta.
Sì, i maschi saranno stati sterili, ma le femmine ibride, con il doppio cromosoma X, sono sicuramente state fertili.
Supponiamo che le femmine ibride si siano congiunte con dei maschi scimpanzè, ed ecco che hanno passato alla prole maschile il cromosoma giusto per renderli fertili(Cromosoma dello scimpanzè, non della proto-donna ibrida).
Ma questi quasi-uomini, divenuti fertili grazie al papà scimpanzè, hanno generato.
Per centinaia di secoli, le proto- donne ibride si sono accoppiate con i fratelli scimpanzè- fino a separarsi definitivamente da loro.
Inoltre è stato provato che il nostro Dna e quello di uno scimpanzè differiscono soltanto del 10% e che il nostro cromosoma 2 deriva dalla fusione di due cromosomi dello scimpanzè, di cui noi conserviamo ancora delle tracce nel nostro DNA.
Infine, per i più curiosi...
Lo sapete che il mestiere più antico del mondo lo abbiamo ereditato dalle scimmie?
Ebbene sì! Studiando gli scimpanzè della Costa D' Avorio, gli scienziati hanno notato che tra le femmine della specie è diffusa la naturale abitudine di offrirsi ai maschi"più ricchi" in cambio di cibo, soprattutto carne.
E non è un comportamento dettato dalle necessità, ma istituzionalizzato: si ripete anche quando il cibo non serve
Insomma chi di voi pensa ancora di discendere da una costa di Adamo???

mercoledì 15 aprile 2009

Navigando su Pub Med...

Fino ad adesso, ovviamente, io ero all' oscuro di questo meraviglioso sito, che permette di svolgere delle ricerche, devo dire veramente approfondite, su qualunque argomento, per quanto riguarda il campo della medicina.
Questo è estremamente importante visto che la medicina, in quanto scienza, è sempre in evoluzione e nessuno di noi potrà mai credere di essere effetivamente aggiornato.
Sotto consiglio del prof, ho voluto provare ad utilizzare questo sito, svolgendo , dato che mi trovavo, una ricerca su un argomento, sfiorato anche durante la lezione di biochimica, che mi ha incuriosito molto, e sul quale non avevo delle idee ben chiare.
Recentemente è stato pubblicato, sulla rivista scientifica Cell, un articolo sulla scoperta del gene p63 in grado, a quanto sembra, di bloccare il cancro.
E' ovvio che una notizia come questa abbia risvegliato l' attenzione di molte persone, dato che, di questi tempi, il carcinoma è sicuramente una delle principali cause di morte.
La p63 è un gene in grado di proteggere l'organismo dalla diffusione delle metastasi tumorali. Due team guidati da Stefano Piccolo (Padova) e da Silvio Bicciato (Modena e Reggio Emilia) hanno infatti scoperto i meccanismi che fanno sì che un tumore non resti localizzato all'organo colpito ma si diffonda ad altre aree del corpo attraverso le metastasi.Le cellule che formano un tumore non sono molto diverse dalle cellule staminali: entrambi sono infatti dotate di un grande potenziale riproduttivo e hanno la capacità di migrare e trasformarsi in cellule che hanno caratteristiche aspecifiche, in grado cioè di migrare, riprodursi, colonizzare tessuti diversi. In condizioni normali, la capacità delle cellule di riprodursi ad oltranza è bloccata da una proteina, la p63, che ha il compito di porre un limite al processo di riproduzione cellulare, cellule staminali comprese.
Se infatti una cellula staminale si riproducesse all'infinito si comporterebbe né più né meno come una cellula neoplastica
Ma se una cellula staminale tumorale manca del gene che codifica la proteina p63 o questo è inattivo, la cellula diventa potenzialmente immortale: la mancanza della proteina apre la porta a un comportamento aggressivo delle cellule tumorali, alla possibilità cioè di una loro migrazione, vale a dire alle metastasi. Il processo di crescita tumorale è regolato da un insieme di fattori: da un lato i fattori di crescita fanno proliferare le cellule neoplastiche e i vasi che le nutrono, dall'altro i fattori difensivi, come appunto il gene p63, sono in grado di bloccare o rallentare la proliferazione cellulare. Vi sono perciò tumori più aggressivi, pronti a formare metastasi, e tumori più contenuti, dotati di una minor carica proliferativa. La scoperta dei ricercatori di Padova e di Reggio Emilia/Modena è importante in quanto p63 è una specie di spia molecolare potenziale che può permettere all'oncologo di conoscere se un tumore è più o meno aggressivo e quindi selezionare la terapia più adatta: ma in futuro potrebbe essere possibile utilizzare questa proteina per bloccare la crescita dei tumori.
Qui di seguito riporto dei frammenti di articoli particolarmente significativi che ho trovato navigando sul sito http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/

Although much is known about the genes that promote metastasis, few
suppressors of metastasis have been found. Adorno et al. (2009) now identify p63 as a potent suppressor of metastasis and uncover an
intricate mechanism for the inactivation of metastasis in cancer cells in
response to transforming growth factor beta.


TGFbeta ligands act as tumor suppressors in early stage tumors but are
paradoxically diverted into potent prometastatic factors in advanced cancers.
The molecular nature of this switch remains enigmatic. Here, we show that
TGFbeta-dependent cell migration, invasion and metastasis are empowered
by mutant-p53 and opposed by p63.
Mechanistically, TGFbeta acts in
concert with oncogenic Ras and mutant-p53 to induce the assembly of a
mutant-p53/p63 protein complex in which Smads serve as essential platforms.
Within this ternary complex, p63 functions are antagonized. Downstream of p63,
we identified two candidate metastasis suppressor genes associated with
metastasis risk in a large cohort of breast cancer patients. Thus, two common
oncogenic lesions, mutant-p53 and Ras, selected in early neoplasms to promote
growth and survival, also prefigure a cellular set-up with particular metastasis
proclivity by TGFbeta-dependent inhibition of p63 function.


The authors concluded that p63 is a useful marker for the
detection of nonsmall cell carcinomas of lung with squamous
differentiation
when used in cytologic pulmonary samples. p63
immunocytochemistry significantly increases the sensitivity for the
identification of lung neoplasms with squamous differentiation from 35% to 88%
(P = .001). Therefore, p63 immunocytochemistry may be used in pulmonary
cytologic samples of nonsmall cell carcinomas to identify squamous
differentiation and to improve therapeutic selection of patients with lung
cancer. (c) 2009 American Cancer Society.


martedì 14 aprile 2009

In assoluto la mia poesia preferita

E s'aprono i fiori notturni,
nell'ora che penso a' miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburnile
farfalle crepuscolari.

Da un pezzo si tacquero i gridi:
là sola una casa bisbiglia.
Sotto l'ali dormono i nidi,
come gli occhi sotto le ciglia.

Dai calici aperti si esalal'
odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala.
Nasce l'erba sopra le fosse.

Un'ape tardiva sussurra
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l'aia azzurrava
col suo pigolìo di stelle.

Per tutta la notte s'esala
l'odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s'è spento...

E' l'alba: si chiudono i petali
un poco gualciti; si cova,
dentro l'urna molle e segreta,
non so che felicità nuova.

Finalmente si sta facendo sentire la primavera e con il suo arrivo mi sento più felice.... perchè ebbene si, sono metereopatica!
il sole, i fiori che sbocciano, i bambini che giocano spensierati sul prato, le studiate all' aperto sulle colline in fiore di Filettole, gli uccellini che cinguettano!!!...
Non si può altro che essere di buon umore, apprezzare la vita e renderci conto del bene prezioso che è.
Proprio in questo periodo mi viene sempre in mente la mia poesia preferita, "Il gelsomino notturno" di Giovanni Pascoli, nella quale il poeta ha costruito un sottile parallelismo tra la primavera, la vita e l'amore,alcuni critici parlano proprio di erotismo.
Questo si evince già dai primi versi della poesia,nei quali lo schiudersi dei gelsomini ( simbolo della primavera ) è in riferimento alla vita amorosa coniugale.
Ma tantissime altre figure celano questo sottile parallelismo, che rende la poesia misteriosa, affascinante, densa di significati nascosti , che non aspettano altro che essere scoperti.

domenica 5 aprile 2009

Coltivare le connessioni...

Finalmente, alle 10 di sera ,trovo un po' di tempo per tornare a scrivere su questo blog dopo tanti giorni di assenza.
In tutto questo tempo ho avuto modo di riflettere sull' articolo "coltivare le connessioni", e su quanto queste siano estremamente importanti nella vita di tutti i giorni, non soltanto per noi ragazzi ( anche se penso che diventeranno una parte integrante del nostro futuro ), ma per chiunque voglia ampliare la propria conoscenza, cultura e, perchè no, anche per chi ha voglia di condividerla : la conoscenza non ha alcun potere se non è condivisa!!!
Mi piace molto pensare che ognuno di noi possa partecipare ,in un modo o nell'altro, a questo grande mondo di connessioni, e che ,proprio qui ,tutti abbiamo la medesima importanza, proprio come ogni nodo all'interno di una grande rete.
I vantaggi di internet sono enormi e indescrivibili, perchè ci permette di ampliare, di aprire il nostro mondo, di viaggiare...di "stare all' aperto".....sta a noi capire come sfruttare al meglio le potenzialità della rete, prendendoci cura delle nostre connessioni.